Il Grand Prix Möbius Suisse 2021 assegnato a Wyth. A Swiss Virtual Expo di Ated Ticino va il Grand Prix Möbius Editoria Mutante, mentre Danijel Cancar si aggiudica il Premio Möbius Giovani con “Le Vittime del Lavoro – Vincenzo Vela.”
Conclusa la venticinquesima edizione, un’occasione di profonda riflessione sul quarto di secolo passato e su quello che verrà tra intelligenza artificiale, scuola, arte e democrazia.
Si chiude con successo il primo quarto di secolo del Premio Möbius, con un’edizione mai così intensa e ricca di contenuti di qualità dedicata alla memoria di Marco Borradori, il presidente della Fondazione scomparso lo scorso agosto.
I premi
La qualità è emersa con forza nei candidati ai tre premi tradizionali, costringendo le giurie a decisioni non facili per l’interesse di tutte le soluzioni proposte, che hanno rappresentato esperienze brillanti di trasformazione digitale e ben rispondono alle esigenze contemporanee. Il Grand Prix Möbius Suisse è stato attribuito a Wyth Sagl – La piattaforma su misura per eventi ibridi e digitali, perché “la piattaforma rende possibile una relazione di qualità fisica e digitale, valorizzando sia l’evento che la partecipazione individuale.” Il Grand Prix Möbius Editoria Mutante è andato a Swiss Virtual Expo – un nuovo format con cui sperimentare e avere visibilità senza confini, di Ated-ICT Ticino, “per la capacità di prospettare un metaverso scalabile, ecologico, utilizzabile anche al di fuori da occasioni espositive specifiche, in cui proporre a espositori e utenti forme innovative di co-creazione dei contenuti e degli spazi espositivi.” Allo stesso modo è stato riconosciuto il valore di tutti i lavori in concorso per il premio Möbius Giovani, in cui gli studenti della SUPSI hanno offerto modi innovativi e stimolanti per valorizzare l’epistolario di Vincenzo Vela. La giuria ha scelto, non senza difficoltà, di premiare Le Vittime del Lavoro – Vincenzo Vela di Danijel Cancar perché “valorizza al meglio il testo attraverso le immagini aprendo nuovi significati e affiancando la scultura antica al murales contemporaneo.”
In celebrazione del Venticinquesimo è stato anche dedicato ampio spazio a Due belle storie digitali, a cui sono stati assegnati due premi speciali. Il primo, per “digitale e ambiente”, è andato a OASI, l’Osservatorio ambientale della Svizzera italiana, che “dà un valido contributo alla presa di decisioni in campo ambientale in Ticino, Svizzera ed Europa, basandosi in maniera molto innovativa sulla gestione di dati grezzi centralizzati, sulla comunicazione in tempo reale dei risultati e sulla cooperazione tra politica e scienza.” Il progetto è stato sostenuto da una laudatio di Bruno Oberle, già direttore dell’Ufficio federale dell’ambiente. Il premio per “digitale e medicina” è stato consegnato, con una laudatio di Mauro Dell’Ambrogio, già̀ segretario di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione, a Gain Therapeutics “per avere conseguito risultati scientifici e imprenditoriali eccezionali, che fanno sperare in un successo ancora maggiore, in un settore nel quale la Svizzera italiana deve prendere consapevolezza delle proprie potenzialità.”
MöbiusLab Giovani
Ha avviato il Möbius 2021 il ritorno per la terza edizione del MöbiusLab Giovani. Il ricco dialogo tra Gino Roncaglia, professore di Editoria digitale e Informatica umanistica presso l’Università di Roma Tre, e gli studenti della 4°A del Liceo 1 di Lugano, coordinati dal prof. Tiziano Moretti, su “Digitale e il futuro della scuola” ha portato l’attenzione sugli effetti di frammentazione dell’informazione dovuti al digitale: sia per la possibilità sempre a portata di mano di allontanarsi momentaneamente dall’attività in corso per qualche breve ricerca online (che sia per una definizione, un approfondimento, o le reazioni degli amici) sia per la natura stessa delle piattaforme che frequentiamo, che tendono a favorire una comunicazione “granulare”, molto spezzettata. L’ecosistema digitale allarga le possibilità, ma è necessario trovare delle forme e degli spazi in cui affiancare a questa navigazione “orizzontale” una “verticale” che sappia accogliere complessità e profondità.
Editoria e media verso il futuro
Il primo pomeriggio di venerdì è stato dedicato alle evoluzioni passate e alle prospettive del mondo dell’editoria e dei media. Massimo Bray, direttore generale dell’Istituto Treccani e già ministro italiano della Cultura, ha ricordato come alle origini del Möbius ci si chiedeva se il libro digitale avrebbe soppiantato quello cartaceo. Quella prospettiva si è rivelata, col senno di poi, errata: il digitale non è nemico dell’editoria, ma uno strumento per creare nuovi “ecosistemi informativi” multimediali che aiutino a diffondere l’abitudine alla lettura e una “economia della condivisione” per affrontare la grande sfida dell’attendibilità dei contenuti.
Una sfida condivisa dalle biblioteche, ha fatto notare Stefano Vassere, direttore del Sistema Bibliotecario Ticinese, che si sono trasformate negli ultimi venticinque anni introducendo strumenti come il libero accesso ai libri, la tecnologia per la distribuzione dei libri, o il prestito di testi digitali, per mantenere il proprio ruolo di mediazione culturale e diventare uno spazio sociale di condivisione.
È tornato poi sul palco Gino Roncaglia, per mettere l’accento su alcuni dati emersi durante la pandemia. La crisi ha segnato, dopo un primo periodo di flessione, un aumento del tempo dedicato a “leggere”, indipendentemente dal formato in cui i contenuti erano presentati, scritti come libri cartacei o digitali, o serviti come audiolibri e podcast. È aumentato l’acquisto online, prevalentemente a discapito delle grandi catene di librerie, mentre quelle indipendenti, per quanto più deboli, hanno sofferto meno. È anche cambiata la “cornice” della lettura, in cui la rete ha acquisito uno spazio più ampio per la scoperta e la condivisione, con iniziative culturali come le presentazioni dei libri che hanno fatto ricorso allo streaming per raggiungere il pubblico.
Spostando lo sguardo su radio e televisione, Mario Timbal, direttore della RSI, ha sottolineato come il concetto stesso di palinsesto stia perdendo forza. Soltanto il 30% del pubblico consuma esclusivamente tramite i canali tradizionali, mentre il 60% vi affianca anche la fruizione in digitale e il 10% non utilizza radio e televisori. In questo panorama in mutazione il servizio pubblico deve trovare nuove forme, mantenendo allo stesso tempo saldi i pilastri di libertà, diversità, tradizione e autorevolezza.
Luca De Biase, editor di innovazione a “Il Sole 24 Ore” e “Nova24”, ha presentato un dato di fatto: gli introiti pubblicitari della stampa sono calati, ma la parte di fatturato che dipende da vendite e abbonamenti è rimasta uguale dal 2010 a oggi. In molti hanno pianto la morte del giornalismo, non più economicamente sostenibile, ma la verità è che pur “smaterializzato”, continua ad avere un ruolo fondamentale nel discriminare tra il vero e il falso per continuare a supportare le nostre comunità. La differenza è che non si è più al servizio degli inserzionisti, ma dei lettori.
Un sentimento condiviso da Paride Pelli, direttore del “Corriere del Ticino”, che ha presentato le iniziative messe in atto dalla storica testata per soddisfare le necessità di un nuovo pubblico prevalentemente digitale, senza sacrificare i lettori del giornale cartaceo, con la creazione di una redazione indipendente per il giornale online, che a partire dal 2022 diventerà esclusivamente a pagamento, perché la sfida per la sopravvivenza è trasformare il bacino di lettori in abbonati.
Natascha Fioretti, giornalista, presidente del corso di giornalismo della Svizzera italiana, segretaria operativa ATG (“Associazione Ticinese dei Giornalisti”), ha esplorato uno degli effetti secondari di questa crisi del giornalismo: la concentrazione mediatica. La situazione economica, esacerbata dalla pandemia, ha ridotto il numero di testate indipendenti, mentre i grandi editori hanno ridotto il personale e fuso le redazioni di giornali diversi. Il risultato è di una sensibile perdita di pluralismo, a cui realtà come “Republik” cercano di fare fronte con buoni risultati, ma ancora nessun tentativo è stato fatto nella Svizzera italiana.
Per concludere le riflessioni, Gabriele Balbi, professore associato in media studies all’USI di Lugano, ha presentato alcuni elementi di continuità fra passato e presente tra i tanti cambiamenti avvenuti. Una caratteristica dei media è la loro persistenza: i mezzi vecchi non vengono soppiantati da quelli nuovi, ma si integrano, diventano inestricabili. Alcune abitudini predigitali ridiventano popolari e formati un tempo obsoleti vengono riscoperti, come nel caso delle audiocassette e del vinile. E il futuro? Nessuno è in grado di dare risposte, ma si continua a provarci perché l’attesa della next big thing rinnova la fede nella rivoluzione digitale, con previsioni che guidano investimenti che a loro volta fanno avverare le previsioni.
Intelligenza Artificiale e la nuova rivoluzione economico-industriale
La prima giornata della venticinquesima edizione si è conclusa con il Möbius Dibattito. In una nota introduttiva Alessio Petralli ha ipotizzato a partire dal 2022, in collaborazione con l’IDSIA, la costituzione di un nuovo Premio Möbius che abbia l’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale quale ambito di riferimento privilegiato. In seguito Marco Zaffalon, direttore scientifico dell'Istituto Dalle Molle di Studi sull'Intelligenza Artificiale IDSIA (USI-SUPSI) e Chief Scientist presso Artificialy SA, ha animato un’intensa discussione sull’Intelligenza Artificiale e la nuova rivoluzione economico-industriale, a cui hanno partecipato Mauro Dell’Ambrogio già segretario di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione, Lorenzo Leoni, Managing Partner di TiVenture, Stefano Santinelli, amministratore delegato di Swisscom Directories SA, Luca Soncini, docente di Banking Strategies all’USI, e Simone Wyss Fedele, CEO di Switzerland Global Enterprise. Un tema complesso, quello dell’IA, trasversale a molti settori, in cui è rapidamente diventato fondamentale in cui la Svizzera e il Ticino in particolare hanno un capitale di competenze estremamente competitivo, ma che non si riesce a concretizzare. La sfida è ambivalente: da un lato attirare e trattenere i talenti, dall’altro favorire l’adozione di strumenti basati sull’Intelligenza Artificiale da parte delle aziende locali.
Città e democrazia verso il futuro
Sono tornati al Möbius due amici illustri, Mario Botta, architetto, e Dick Marty, già magistrato, per presentare “Una certa idea di città e democrazia” in un ricco dialogo che ha sottolineato le bellezze e le mancanze che caratterizzano nella società digitalizzata due dei principali spazi – fisici, ma anche ideali – che l’umanità occupa. Spazi legati strettamente dalle sfide della globalizzazione, dal problema della partecipazione, della giustizia, della nostra interdipendenza con l’altro (l’ambiente, lo straniero, il concittadino), per andare oltre l’individualismo e immaginare nuove forme di sostenibilità umana.
Arti, spettacoli, scienza e filosofia verso il futuro
Gli incontri del sabato hanno continuato a esplorare le trasformazioni delle culture nel mondo digitale, che la crisi pandemica degli ultimi due anni ha velocizzato, come testimonia Carmelo Rifici, direttore artistico LAC, che ha dovuto affrontare il problema di come valorizzare l’attività artistica in un momento in cui i teatri erano chiusi. La risposta è stata Lingua Madre, un progetto di grande successo che ha visto la collaborazione di un “team diffuso” di creativi, intellettuali, esperti di tecnologia e comunicazione per creare percorsi che non riproponessero semplicemente l’esperienza teatrale, ma fossero realizzati per il digitale grazie al digitale, raggiungendo artisti distanti e un pubblico che mai sarebbero stati possibili con i mezzi tradizionali.
Simile l’esperienza di Marco Franciolli, già direttore del MASI, che ha seguito gli sforzi del mondo museale per adattarsi all’impossibilità di svolgere il proprio fondamentale compito con i mezzi a cui si era sempre stati abituati. Le circostanze hanno costretto a un’evoluzione difficile, per togliere l’opera dal piedistallo su cui era stata posta e avvicinarla al pubblico con strumenti innovativi, nel nome dell’inclusività e della partecipazione.
Strumenti che, ha ricordato Alessandro Curioni, direttore del Centro di Ricerca IBM di Rüschlikon, hanno ancora molto da offrire grazie alla continua diffusione dell’Internet delle Cose (IoT). Ci si aspetta che nel 2025 ci saranno più di 40 miliardi di dispositivi connessi a Internet, che produrranno 175 zettabyte (uno zettabyte è un “uno” seguito da 21 “zeri”!) di dati. I rapidi progressi nel campo dell’Intelligenza Artificiale uniti a questa mole di dati rendono possibili applicazioni che possono sembrare futuristiche, ma hanno un forte impatto su questioni concrete, come nel caso del monitoraggio delle infrastrutture, che potrebbe a breve essere delegato ai droni, o migliori servizi sanitari.
Di quest’ultimo campo di applicazione ha parlato Emanuele Carpanzano, direttore Dipartimento tecnologie innovative alla SUPSI: sfruttare le capacità di analisi dei dati per la salute è un problema multidisciplinare, che richiede la collaborazione di competenze biomediche, ingegneristiche per la realizzazione di sensori ad hoc per raccogliere i segnali emessi dai nostri corpi, e informatiche per analizzare correttamente quei segnali.
Derrick de Kerckhove, psicotecnologo e direttore dell’Osservatorio TuttiMedia e di Media Duemila, è intervenuto per spostare la discussione su una visione d’insieme, mostrando le prospettive del “gemello digitale”, il nostro alter-ego informatico creato da tutte le informazioni disponibili su di noi nei server globali, nella prossima generazione di Internet delle Cose. Il gemello, creato per agire indipendentemente aumentando le capacità della versione fisica, non sarà più prerogativa umana: ogni dispositivo collegato ne avrà uno, e questi gemelli formeranno interagendo tra loro una vera e propria rete sociale autonoma, una “Social Internet of Things”. Daranno così vita al “gemello digitale personale”, non più sotto il controllo centralizzato dei colossi del web (come gli assistenti digitali di oggi), ma di proprietà del singolo individuo, in grado di assisterci in attività anche estremamente complesse come l’acquisto di un’automobile o la ricerca del partner ideale.
Una visione tendenzialmente ottimista, a cui Gualtiero Carraro, imprenditore, autore, ricercatore digitale e titolare di Carraro Lab, ha voluto contrapporre alcune delle ombre che, nell’estasi per le infinite possibilità, si rischia di dimenticare. Le possibilità di raccolta di dati hanno dato vita a un “panopticon tecnologico”, la cui applicazione è oramai ubiqua, anche se con finalità differenti, come nel caso del controllo politico dei sistemi alla base del credito sociale cinese (esportati in oltre 60 Paesi) o del profitto economico per i monopolisti digitali dell’Occidente. Gli effetti di questi strumenti sono stati disastrosi: propagarsi di fake news, “distrazione di massa”, perdita di senso critico e di pluralismo, e cyberbullismo. L’Europa può e deve avere un ruolo centrale in questo fenomeno, non cercando di competere con Asia e America, ma cercando di riportare al centro del dibattito la questione etica, sensibilizzando la popolazione, normando gli abusi, per guidarci verso un futuro meno cupo.
Interpretare i dati: ambiente, sesso e demografia verso il futuro
Un tema comune è emerso da molte delle riflessioni di questa edizione: la centralità dei dati nel presente come nel futuro. Strumenti sempre più potenti consentono di raccoglierne ed elaborarne quantità mai immaginate prima, ma questo potenziale rischia di rimanere inespresso se non si selezionano e leggono correttamente. Bruno Oberle, direttore generale IUCN, Antonietta Mira, professoressa di statistica e direttrice del Laboratorio di scienza dei dati all’USI, e Ivano Dandrea, CEO del Gruppo Multi, hanno presentato esempi concreti nell’ambito della tutela della biodiversità, della lotta al declino demografico del Ticino e della necessità di considerare la dimensione di sesso e genere nella raccolta, dato registrato tipicamente solo quando ritenuto indispensabile, ma che dovrebbe essere sempre incluso per la sua importanza, come la medicina ha dimostrato realizzando solo dopo anni che i sintomi dell’attacco cardiaco cambiano grandemente tra uomini e donne.
Alessio Petralli, direttore della Fondazione Möbius Lugano, ha concluso: “È stata una edizione ricca di spunti, che ci ha permesso di riesaminare venticinque anni della nostra storia per meglio identificare la via maestra per il futuro, in cui emerge quale tema centrale l’Intelligenza Artificiale, a cui si vuole dedicare un premio ad hoc per poterne seguire con l’attenzione che merita gli sviluppi. Tante le novità, tra cui spicca l’apporto di grande professionalità che Valentina Cravero, giornalista RSI, ha dato conducendo da par suo l’evento, ma anche l’incolmabile assenza di Marco Borradori, vera e propria colonna portante del Möbius, che lascia un vuoto sentito da tutti.”
L’appuntamento per la prossima edizione è fissato per il 14 e 15 ottobre 2022.