In ricordo di Marco Borradori, presidente della Fondazione Möbius, con affetto e gratitudine
Quando sei anni fa Marco Borradori ha accettato la carica di presidente della Fondazione Möbius lo conoscevo da poco tempo e fino a quel momento ne avevo colto soprattutto la sua innata gentilezza d’animo e il suo sorriso caloroso.
Negli anni seguenti ci saremmo incontrati parecchie volte e a emergere sarebbe stata tutta la sua energia, la sua capacità di ascolto, l’amore per Lugano e la sua gente.
I temi legati al digitale e alle sue opportunità lo interessavano molto, ma li osservava con la giusta cautela di chi ne intuiva i pericoli. Ricordo che il suo avvicinamento alle reti sociali, chissà se ormai davvero indispensabili in politica, è avvenuto con ponderazione.
Non si parlava solo di temi legati al Möbius, ma di tanto altro. Ad esempio delle sue numerose letture, della sua predilezione per il turismo nelle città europee e del fascino della corsa, che può catturare anche chi ha una certa età. Appartenendo alla categoria, corro anch’io qualche volta alla Tenuta Bally e più di una volta gli avevo proposto di allenarsi con il nostro piccolo gruppo di amici runner. Ma non è mai capitato e mi ero fatto l’idea che lui, così aperto e socievole, in fondo amasse correre da solo con i suoi pensieri. Una forma di rigenerazione indispensabile per chi fin dall’inizio si è gettato nell’arena politica senza risparmiarsi.
L’ultima volta che ci siamo parlati, un paio di settimane fa, è stato all’inaugurazione della bellissima nuova sede del Gruppo Multi di Ivano Dandrea sul lungolago di Lugano. Era in mezzo a tante persone che lo sollecitavano e come sempre aveva una parola per tutti. L’avevo a dire il vero trovato un po’ dimagrito e tirato in volto, ma poi eravamo passati subito a parlare della corsa e dei suoi allenamenti. Mi aveva confessato al volo che un medico gli aveva appena detto di un principio di artrosi al ginocchio. E l’espressione era stata di “piove sul bagnato”: un piccolo male a un ginocchio come “ciliegina sulla torta” di un periodo tribolato, proprio all’inizio della sua legislatura del “fare”.
E allora ricordiamolo in un bel momento, quando aveva premiato con il Grand Prix Möbius Evolution nel 2016 la benemerita Fondazione Ticino Cuore per l’applicazione First Responder (v. la fotografia sotto). Ludwig Karl Von Segesser, il presidente della Società Svizzera di Cardiologia che aveva tenuto la laudatio, “fuori onda” aveva chiesto agli astanti quale fosse la città svizzera più bella; aggiungendo che cominciava con la “elle”. La risposta, “Lugano-Losanna-Lucerna”, aveva fatto ridere tutti di gusto, Marco compreso.
Dicevamo della grande capacità di ascolto e della gentilezza, che ne facevano un uomo a cui era molto difficile voler male. Era infatti ben voluto da quasi tutti, un “quasi” inevitabile per chi fa politica e un “tutti” testimoniato dallo straordinario consenso elettorale durato nel tempo.
“Fidel Nastro” era un appellativo che lo faceva sorridere, così come sorrideva nelle tantissime fotografie che lo ritraevano nei contesti più disparati. Sempre presente e sempre disponibile. Ricordo che alla fine di un pranzo di lavoro, alzandosi da tavola aveva riacceso il telefonino e gli sms ricevuti durante quel paio d’ore erano cominciati a sgorgare, scanditi da tante vibrazioni che non finivano più. Un po’ sfacciatamente gli avevo chiesto quanti erano tutti quei messaggi. ricevuti in così poco tempo. Se ben ricordo, quarantasette: sicuramente avrà risposto a tutti.
Alessio Petralli, direttore della Fondazione Möbius