Il rassicurante eden pre-relativistico sembra essere ormai oscurato dall’avvento della “post-verità”, che pone al centro la mutazione antropologica prodotta dal digitale e il ruolo dei social media nel dibattito democratico. Un’etica della verità è però forse ancora possibile se intesa come autoverifica collettiva e mai conclusa delle proprie affermazioni, che non elimini le evidenze sgradite poiché contrarie alla propria Weltanschauung, ma le assuma come stimolo inesuaribile per un percorso di dialogo autentico.
Nicla Borioli, professoressa in comunicazione e linguaggi visivi alla SUPSI, ha sottolineato la necessità di una prospettiva etica che animi i rapporti in rete e gli strumenti con cui vengono costruiti. Umiltà nel comunicare, disponibilità all’ascolto, consapevolezza che la verità è in continuo mutamento e non possiamo essere certi di conoscerla nella sua interezza, questi devono essere i fondamenti della lotta alla disinformazione.