Derrick de Kerckhove, partendo dal termine “datacrazia” che ha coniato per indicare la società del futuro fondata sul controllo e l'analisi dei dati, spiega che “con la datacrazia il nuovo Stato sarà la maturazione della società globale, che farà del mondo una grande città smart in cui il ruolo dei politici sarà marginale. In questo senso le smart city sono un primo passo verso la datacrazia.”
Mario Botta, in un suo capitolo su “La città europea”, così si è espresso: "Nella città storica è sorprendente constatare come (...) l'impianto urbano con la sua rete distributiva e funzionale risponda concretamente agli attuali bisogni (...) Il tessuto urbano invecchiando migliora". In un altro passo dell’articolo troviamo però anche che “la città contemporanea (...) genera problemi che assillano il vivere quotidiano (...) gravissime emergenze residenziali che vedono le aree più pregiate consegnate ai commerci con la conseguente espulsione di interi settori abitativi." (v. Mario, Botta, “Abitare. Conversazioni e scritti di architettura", Christian Marinotti Edizioni, Milano 2017).