Prendere posizione contro chi sottovaluta o fomenta i discorsi di odio e collaborare in vista del progresso morale e civile della società si affianca all’urgenza di contrastare le derive linguistiche presenti in rete e di ripensare alcuni aspetti della formazione linguistica.
Selezionare le parole in modo consapevole non è un’azione secondaria: lingua e gesti sono componenti che imprimono i modi di pensare nell’agire quotidiano. Il potere delle parole è tale da riuscire a sviare dalla sua destinazione “naturale” l’uomo quale animale letterario, direbbe Rancière.
Il web è oggi lo scenario in cui dilagano i frasari d’odio e le etichette denigratorie le cui reminiscenze si possono individuare in quella lingua legittimata durante gli anni cupi della nostra storia. Esso fornisce ai giovani lettori, nuovi produttori della comunicazione, modelli linguistici devianti che si riflettono nelle pratiche comunicative.
Lorenza Ambrisi, linguista e docente di lingua e letteratura italiana, ha evidenziato come la diffusione dei social media abbia portato a una maggiore aggressività nel linguaggio online, che si manifesta in tutte le fasce d’età.