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Società costruite a misura di chi è già adulto, spesso anziano; giovani ai margini delle scelte che plasmeranno il loro futuro. In questo squilibrio, l’ecosistema digitale ridefinisce informazione, conversazione e partecipazione politica. Tra algoritmi che filtrano la realtà, social che modellano l’opinione pubblica e intelligenze artificiali che producono anche (dis)informazione, ai giovani servono nuove competenze, nuove responsabilità, nuovi spazi di fiducia.
Dal 2 al 4 ottobre a Lugano, la 29ª edizione del Möbius ha messo a confronto dati e pratiche per capire come (e se) la democrazia possa ancora parlare ai giovani: non come destinatari, ma come protagonisti. Subito sotto, i vincitori e le motivazioni; a seguire, il racconto dei tre giorni.
I VINCITORI 2025
Quattro premi: due Grand Prix, un premio Giovani e un Premio Speciale, assegnati sabato mattina all’USI.
Grand Prix Möbius Suisse: Gota Energy
Nel solco dell’attenzione del Grand Prix al digitale che aiuta ad affrontare il cambiamento climatico, l’edizione 2025 ha visto una selezione particolarmente competitiva. Dopo una valutazione impegnativa, la giuria ha scelto all’unanimità Gota Energy: una tecnologia drop-in (sostituzione diretta di un prodotto esistente), che converte alcol da fermentazione in una benzina chimicamente identica alla tradizionale, compatibile con motori e infrastrutture esistenti e con una riduzione stimata fino al 90% della CO₂.
Motivazione della giuria: «Affronta un problema cruciale, la riduzione di CO2, migliorando l’efficienza del processo e, soprattutto, tenendo conto del parco veicoli esistente e dell’attuale sistema distributivo del carburante.»
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Interventi dei 4 finalisti e premiazione
Grand Prix Möbius per l’intelligenza artificiale al servizio della società: Maria Grazia Giuffreda
In un tempo in cui l’IA rischia di essere raccontata solo per potenza computazionale e promesse, il Möbius mette al centro la sua utilità pubblica. A Maria Grazia Giuffreda, direttrice associata del Centro Svizzero di Calcolo Scientifico (CSCS), va la quarta edizione del premio per il contributo determinante a un’IA etica, trasparente e orientata al bene comune, anche grazie all’impulso alla Swiss AI Initiative (con protagonisti l’ETH, L’EPFL e il CSCS di Lugano) e alle risorse del supercalcolatore Alps. Da rilevare che il contributo del CSCS di Lugano non riguarda solo la potenza di una nuova e potentissima macchina, ma anche le prestazioni di altissimo livello di una trentina di ingegneri.
Motivazione della giuria: «Per il suo ruolo centrale nello sviluppo del Centro svizzero di calcolo scientifico e in particolare per il sostegno alla Swiss AI Initiative per un’intelligenza artificiale democratica e al servizio della società, realizzata anche grazie alle risorse messe a disposizione dal supercalcolatore Alps del CSCS.»
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Intervento di Maria Grazia Giuffedra
Premio Möbius Giovani: “I giovani e il voto” di Riccardo Vosti e Lorenzo Hess
Prosegue la collaborazione con gli studenti del corso in comunicazione visiva SUPSI, chiamati a misurarsi con video sul tema “Giovani e democrazia”, con particolare attenzione alla democrazia diretta elvetica. I giovani e il voto convince per chiarezza, misura e accessibilità: un linguaggio visivo curato che rende comprensibile un tema complesso senza rinunciare al coinvolgimento.
Motivazione della giuria: «I giovani e il voto si aggiudica il Möbius Giovani 2025 grazie alla chiarezza espositiva, all’equilibrio nel linguaggio visivo e alla capacità di comunicare il tema in modo accessibile e coinvolgente.»
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Intervento di Monica Santoro
Premio Speciale “Giovani e democrazia”: Chino Sonzogni
Istituito per il decimo anniversario della Fondazione Möbius, il Premio Speciale valorizza chi, con passione e competenza, forma cittadini consapevoli e attivi. Il riconoscimento va a Chino Sonzogni, promotore e responsabile di La gioventù dibatte, iniziativa che coinvolge da anni studenti e studentesse in dibattiti strutturati, allenando ascolto, argomentazione, rispetto e la ricerca del bene comune.
Motivazione della giuria: «Per il suo impegno e il suo entusiasmo pluriennale nel trasmettere ai giovani, soprattutto attraverso il formato produttivo e collaudato de La gioventù dibatte, i valori di una democrazia partecipata grazie a un dibattito ben argomentato, finalizzato al bene comune e rispettoso delle posizioni altrui.»
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Intervento di Chino Sonzogni
UNO SGUARDO COMPLETO SUL MÖBIUS 2025
MöbiusLab Giovani: “Giovani adulti allo specchio” (Luca Bertossa)
Giovedì 2 ottobre, al Palazzetto delle Scienze del Liceo 1 di Lugano, Luca Bertossa, sociologo e direttore scientifico delle inchieste ch-x, ha messo due quarte liceali al centro di un esperimento semplice e potente: leggere il presente dei giovani guardando a trent’anni di dati e a ciò che “conta davvero” per loro. Il laboratorio prende le mosse dal volume Giovani adulti allo specchio (capitoli su valori, obiettivi di vita, soddisfazione), che le classi avevano preparato con il prof. Tiziano Moretti, con l’aggiunta di dati aggiornati portati in aula per l’occasione.
Il punto di partenza non è un elenco di opinioni, ma un metodo: i “valori” non si misurano chiedendo “quali sono i tuoi valori?”, bensì stimando l’importanza attribuita a diverse aree di vita. Così, in una finestra che va dagli anni Novanta a oggi, emergono continuità sorprendenti: in cima restano amici, famiglia e tempo libero; in fondo, religione e politica. A spostarsi, piuttosto, sono le sfumature: cresce il peso di doveri e responsabilità personali, insieme a una richiesta di sicurezza materiale (un riflesso, verosimilmente, del clima economico recente). Bertossa sintetizza cinque concetti chiave utili a leggere questa mappa: armonia privata; dovere e responsabilità; impegno e socialità; materialismo/ego; tradizione e credo.
Quando il discorso si sposta sui media, la curva cambia pendenza. Gli ultimi due anni mostrano un calo marcato della lettura (quotidiana o almeno settimanale), proprio mentre aumentano giochi, video, chat e social, mentre la mail crolla, segnale non secondario per una pratica basata sulla lettura. La letteratura suggerisce una correlazione tra frequenza di lettura e capacità di comprensione; qui arriva la domanda scomoda: se la parola scritta perde terreno come strumento di conoscenza, quali conseguenze ci saranno? In classe affiorano ragioni molto quotidiane: stanchezza, poco “spazio mentale”, difficoltà a entrare in flusso (la lettura richiede “di più” rispetto a TV e social).
Bertossa non chiude con un allarme, però: i dati mostrano un alto tasso di soddisfazione di vita tra i giovani. Un ottimismo che, se coltivato, può diventare la leva per accettare novità e cambiamento. In controluce resta l’idea forte del laboratorio: i giovani non sono un enigma da “decifrare”, ma un anticipo di società. Studiare i loro valori non serve a giudicarli; serve a capire dove stiamo andando, tutti noi.
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I principali risultati degli studi svizzeri su giovani e media
Venerdì 3 ottobre, in Aula magna USI, Eleonora Benecchi (docente e ricercatrice, Istituto di Media e Giornalismo, USI) ha intrecciato JAMES, MIKE e SWIPE in una lettura critica dell’ecosistema mediale dalla prima infanzia all’adolescenza: dallo smartphone come estensione del sé all’IA come compagna quotidiana, con i social come spazi identitari che possono anche generare esclusione. Un aneddoto in apertura rende la distanza generazionale: a una domanda su “abbonamento a un quotidiano”, uno studente di scuola media chiede che cosa sia “un quotidiano”. L’intervento, introdotto e animato da Gabriele Balbi (USI), ha tenuto insieme dati ed educazione ai media per mettere a fuoco opportunità e contraddizioni del vivere digitale.
Nei dettagli: 0-5 anni: smartphone e televisione prevalgono, oltre metà dei contenuti è solo sonora; gli schermi sono usati per apprendimento e per esigenze pratiche o di regolazione emotiva, con effetti ambivalenti se sostituiscono il ruolo educativo. 6-13 anni: lo smartphone è centrale, a 10 anni circa 50% ha un cellulare proprio; YouTube e TikTok guidano una dieta video (divertimento, musica, videogiochi registrati e commentati, tutorial). Si registrano esclusione dai gruppi online intorno al 10% e insulti al 15%; pesano gli esempi degli adulti e gli algoritmi dei loro dispositivi. 12-19 anni: circa il 70% usa l’IA in varie forme, spesso ChatGPT; uno su cinque la usa per informarsi, uno su venti per intrattenersi. L’atteggiamento è in genere neutro, con maggior cautela tra chi crea contenuti e tra le ragazze. Chiusura: i media non stanno nel vuoto, ma dentro relazioni e strutture sociali, culturali e politiche che cambiano con noi.
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Intelligenza artificiale, disinformazione e giovani: ponte o minaccia per la democrazia?
A seguire, Federico Germani (ricercatore, Istituto di etica biomedica e storia della medicina, Università di Zurigo) ha spostato il fuoco sull’incontro fra IA generativa e discorso pubblico, in dialogo con Giuseppe Laffranchi nell’ambito della collaborazione con il CERDD/DECS. Cornice di partenza: infodemia e le tre categorie operative (misinformazione, disinformazione, malinformazione). I rischi vengono letti attraverso tre parole chiave della vita democratica — fiducia, polarizzazione, autonomia — e ancorati a evidenze: utenti che faticano a distinguere contenuti autentici da testi generati, prompting emozionale che facilita l’aggiramento dei paletti, 15 minuti di conversazione con un’IA sufficienti a ridurre di circa 20% l’adesione a teorie del complotto.
La parte propositiva insiste su trasparenza e apertura dei dati di addestramento per responsabilità (accountability) e verifica dei pregiudizi (audit dei bias), insieme ad alfabetizzazione e pensiero critico per rafforzare la resilienza informativa senza scivolare nel terreno sterile della censura. L’IA, conclude Germani, può essere strumento di chiarificazione o di ulteriore confusione: dipende da come la progettiamo, da quali regole le diamo e da quanto alleniamo le persone a leggere le informazioni con consapevolezza.
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Quale impegno politico dei giovani in una società sempre più anziana?
In dialogo con Paolo Galli, Oscar Mazzoleni (professore e politologo, Università di Losanna) ha rovesciato il luogo comune del “disinteresse giovanile”, partendo dal paradosso del nostro tempo: rivoluzione digitale che amplia gli spazi di espressione e inverno demografico che sposta peso e priorità verso le fasce più anziane. I dati invitano a leggere la partecipazione in chiave di ciclo di vita: picco intorno ai 18-19 anni, poi calo e nuova risalita con l’età. Anche nei momenti di grande mobilitazione solo una minoranza si attiva davvero; oggi crescono le candidature under 30, ma la traduzione in eletti è ostacolata da fattori strutturali. Sullo sfondo, una post-adolescenza allungata che dilata i tempi di ingresso nella vita pubblica.
Nessuna omogeneità: i giovani adulti non sono un blocco unico. Mostrano più fiducia del previsto nel Consiglio federale, sono scettici tanto verso i media tradizionali quanto verso i social, e apprendono la politica in primo luogo in famiglia. La domanda chiave non è “perché non votano?”, ma quali condizioni permettono l’ingresso: regole di accesso più eque, riconoscimento e opportunità concrete contano più dei richiami generici alla responsabilità.
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Spedizione Futuro: La collaborazione come chiave per avvicinare le nuove generazioni alla politica
Nel pomeriggio, Paolo Marioni (co-fondatore e co-direttore di Spedizione Futuro), in dialogo con Remigio Ratti (economista e membro del Consiglio di Fondazione Möbius), parte da una tesi netta: non basta cambiare la comunicazione, va cambiata la politica. La proposta si articola in quattro leve operative (apprendimento, collaborazione, rinnovamento, partecipazione) illustrate con casi concreti. I Policy Sprint riuniscono parlamentari di più partiti, amministrazione, imprese, accademia e società civile su temi complessi per co-creare soluzioni condivise. Il Bootcamp per neoeletti dopo le federali 2023 ha messo 20 parlamentari alle prime armi a lavorare con gruppi di esperti per allenare collaborazione e resilienza. Sul fronte della partecipazione, il Consiglio del Futuro U24 connette democrazia rappresentativa, deliberativa e diretta, includendo voci che di solito restano ai margini. Per il rinnovamento, arrivano esempi internazionali: JoinPolitics in Germania, incubatore con corsi, mentoring e microfinanziamenti; New Ways in Corea del Sud, con una piattaforma digitale di e-learning e community.
L’idea di fondo è trattare la politica come spazio di apprendimento condiviso più che come trincea: coinvolgere i giovani non come target ma come partner, misurando il successo in soluzioni pratiche e alleanze trasversali. In tre parole: più partecipativa, più collaborativa, più umana.
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Notizie in fuga: il rapporto complesso tra giovani e informazione e il futuro della partecipazione democratica
Subito dopo, Colin Porlezza (professore di Giornalismo Digitale e direttore dell’Istituto di Media e Giornalismo, USI), in dialogo con Stefano Vassere (Direttore delle Biblioteche cantonali e del Sistema Bibliotecario Ticinese), ha raccontato l’evitamento delle notizie (news avoidance) con un’immagine efficace: come davanti al menu della mensa, i giovani sanno che “bisogna mangiare”, ma nulla invoglia davvero. Da qui il disallineamento tra offerta e vissuto: si scorre molto, ci si informa poco e in modo frammentario; le notizie arrivano per caso più che per ricerca attiva. Nei focus emergono voci che spiegano la fuga: “le cose importanti le vengo a sapere dagli altri”, “non è possibile sentirsi già di cattivo umore alle 6.30 del mattino”.
Porlezza distingue tre famiglie di motivi: individuali (ansia, sfiducia, distanza dalla politica), di contenuto (ripetitività, polarizzazione, negatività), di formato (irrilevanza percepita rispetto alla vita quotidiana). L’ambivalenza è netta: si riconosce che l’approfondimento serve alla democrazia, ma le news non sembrano necessarie per orientare la giornata. Dal progetto DIACOMET arriva un invito a ripensare insieme l’alfabetizzazione ai media (media literacy) e confezione delle notizie: per i ragazzi “notizia” è ciò che è utile, interessante o divertente. Senza questa rilevanza, l’ecosistema informativo resta rumore e la partecipazione si assottiglia.
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Intelligenza artificiale, democrazia e giovani
Fabrizio Gilardi (politologo, professore di analisi politica, Università di Zurigo) ha proposto un cambio di prospettiva: meno ossessioni per i rischi ipotetici, più attenzione a ciò che l’IA fa già oggi al discorso pubblico. Gli esperimenti mostrano che bot conversazionali progettati come moderatori possono aumentare la diversità degli argomenti nelle discussioni online, anche quando è dichiarato che sono sistemi automatici. Nel giornalismo, i testi prodotti o riscritti con l’IA vengono valutati in modo simile a quelli umani; le etichette di trasparenza incuriosiscono nell’immediato ma non spostano la fiducia nel lungo periodo e spesso abbassano accuratezza percepita e propensione alla condivisione. Conta come presentiamo e regoliamo l’IA almeno quanto le sue capacità tecniche.
Per le giovani generazioni il punto è pratico: progettare strumenti che allargano il campo della discussione, non che lo saturano. L’IA può essere un allenatore al confronto che mette sul tavolo più punti di vista, a patto di scelte chiare su trasparenza, responsabilità e contesto d’uso. Le narrazioni sui rischi futuri aiutano a tenere alta l’attenzione, ma non devono farci perdere di vista i problemi già qui — qualità dell’informazione, lavoro, competenze civiche — su cui si misura la tenuta democratica.
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I premi del sabato
La mattinata si è aperta con i quattro finalisti del Grand Prix Möbius Suisse “Digitale e clima”, FarmAid, Gota Energy, GridSphere, Foldcast, a mostrare soluzioni svizzere molto concrete, dall’agricoltura smart ai materiali per l’edilizia sostenibile. A seguire, il quadro sul futuro del Grand Prix editoria mutante, che dal 2026 potrà diventare “editoria e intelligenza estesa”, quindi Möbius Giovani e le premiazioni.
Il percorso verso un Grand Prix Möbius per editoria e intelligenza estesa
Gualtiero Carraro (Carraro Lab) ha tracciato la rotta del passaggio a un’“editoria e intelligenza estesa” in vista del Grand Prix 2026: non un semplice cambio di etichetta, ma l’idea che l’intelligenza umana, potenziata dall’IA, diventi il fulcro del progetto editoriale. L’editoria, ha ricordato, è sempre stata una industria animata da tecnologie cognitive; l’IA è la prossima grande soglia e mette in discussione modelli e filiere già provate dall’era delle piattaforme.
Il messaggio è pragmatico: niente rifugi nostalgici nella carta, serve ripensare le forme. Questo significa mediazione culturale, alfabetizzazione all’IA e cura dei contenuti come antidoto al rumore, e infrastrutture che tutelino contenuti e contesti: IA privata, RAG (Retrieval-Augmented Generation: IA che combina grandi modelli linguistici e basi di dati esterne aggiornate), protezione della proprietà intellettuale. Sul fronte didattico, ha evocato un’editoria scolastica immersiva che integri XR (le varie realtà virtuali e aumentate) e strumenti intelligenti per portare i “laboratori” dentro i libri di testo. L’obiettivo non è sostituire autori e lettori, ma estendere le loro capacità e ricucire il rapporto tra persone e tecnologie con regole, trasparenza e qualità.
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Il dibattito argomentato, essenza della democrazia
In coda alla consegna del Premio Speciale “Giovani e democrazia”, Chino Sonzogni (promotore e responsabile di La gioventù dibatte) ha portato sul palco l’idea più semplice e necessaria: una democrazia fragile si cura con il confronto strutturato. Presentato nell’appassionata e a tratti commovente laudatio di Raffaele De Rosa (oggi Consigliere di stato, ex allievo di Sonzogni) come un “seminatore di futuro”, ha richiamato l’importanza di un’informazione verificata e della responsabilità educativa dell’intera scuola, perché il pensiero critico resta la difesa migliore contro superficialità, fallacie e manipolazioni.
Il metodo: tema controverso con domanda chiusa; quattro partecipanti, due pro e due contro; tre fasi temporizzate (apertura 8’, dibattito 12’, chiusura 4’); preparazione su entrambe le posizioni; nessuna consultazione di documenti durante il confronto (ma prima una preparazione approfondita) per valorizzare ascolto e contatto visivo; vocazione formativa e al tempo stesso competitiva. Criteri di valutazione: 1) conoscenza della materia, 2) abilità di espressione, 3) capacità di ascolto, 4) forza persuasiva. Paradigma classico della preparazione: trovare gli argomenti, ordinarli, esprimerli, memorizzarli, dirli tenendo conto della situazione. Un allenamento alla cittadinanza: discutere per capire, non per vincere, e tornare a scelte orientate al bene comune.
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La Svizzera all’avanguardia nell’intelligenza artificiale
La vincitrice del Grand Prix Möbius per l’intelligenza artificiale al servizio della società 2025, Maria Grazia Giuffreda (direttrice associata del CSCS), ha raccontato la traiettoria svizzera: dal lungo lavoro sul calcolo ad alte prestazioni che ha reso il CSCS un riferimento internazionale, fino ad Alps, piattaforma di nuova generazione che sostiene la Swiss AI Initiative. L’obiettivo non è la potenza fine a sé stessa, ma un’IA orientata al bene comune, capace di servire ricerca e società.
Tre parole chiave hanno guidato l’intervento: fiducia, apertura, collaborazione. Fiducia, perché servono dati di qualità e governanza trasparente; apertura, perché l’Open Science e la condivisione di competenze accelerano l’innovazione; collaborazione, perché l’ecosistema nasce dall’incontro tra accademia, istituzioni e imprese. In questo quadro rientra anche lo sviluppo di modelli di base costruiti da zero e allineati ai valori svizzeri, così da coniugare capacità tecniche e responsabilità pubblica.
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E uno sguardo verso il futuro: 30 anni di Möbius
Tre giorni densi hanno lasciato una bussola pregiata: rafforzare competenze e spazi di fiducia, progettare tecnologie che servano la società, riportare i giovani al centro come protagonisti. La democrazia diretta elvetica è preziosa ed esigente; non può permettersi cittadini poco o male informati. Se vogliamo che resti vitale, bisogna investire in educazione ai media, qualità del dibattito, progetti concreti che tengano insieme scuola, istituzioni, ricerca, imprese.
Alessio Petralli, direttore della Fondazione Möbius, ha concluso: “La nostra democrazia è piccola e preziosa, e non è scontata. Senza giovani informati e coinvolti non regge. Il digitale e l’intelligenza artificiale devono diventare alleati di fiducia e partecipazione, non scorciatoie di rumore. Nel trentennale faremo un passo in più, aprendo cantieri che uniscono cultura, scuola e innovazione”.
Appuntamento per la 30ª edizione a Lugano, 1–3 ottobre 2026.
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