Un focus sull’etica è stato centrale nel corso del Dibattito, dedicato quest’anno al problema dei discorsi d’odio. Dopo la nota introduttiva di Alessio Petralli, direttore della Fondazione Möbius, Stefano Vassere, Direttore del Sistema Bibliotecario Ticinese e delle Biblioteche cantonali, ha moderato un dibattito fecondo, che, nell’impossibilità di chiudere definitivamente il tema, ha indicato una direzione per cercare cause e possibili soluzioni.
Luca De Biase ha aperto la conversazione riportando alcune delle conclusioni del rapporto sull’odio online di Reimagine Europa, commissionato dalla Commissione straordinaria antidiscriminazione del Senato italiano, che ha evidenziato la difficoltà di normare e definire uno spazio, quello dell’odio, che nella sua bruttezza è umano e forse, anche, legittimo. I problemi insorgono per la presenza di conseguenze e fattori di contorno che le accentuano, e quando questo odio è generato da attori in malafede. È importante prendere atto del diritto legittimo all’emozione, ma allo stesso tempo proteggere chi non odia o chi è bersaglio di odio, che ha lo stesso diritto di esprimersi.
Lorenza Ambrisi, linguista e docente di lingua e letteratura italiana, ha evidenziato come la diffusione dei social media abbia portato a una maggiore aggressività nel linguaggio online, che si manifesta in tutte le fasce d’età.
Un mutamento che ha anche toccato le dinamiche con cui l’odio si manifesta, ha spiegato Claudia Bianchi, Professoressa ordinaria di filosofia del linguaggio all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, che sono spesso dinamiche di gruppo. La parola d’odio non è solamente uno strumento per ferire l’altro, ma anche per confermare la propria appartenenza a un gruppo. Per fare ciò l’aggressore arriva anche a rinunciare all’anonimato, da tempo considerato uno degli elementi che facilitano l’odio online, rendendosi riconoscibile prima di tutto a vantaggio del proprio gruppo.
Quali sono le soluzioni? È una questione difficile, ma anche in questo caso la formazione è il primo passo, come ha concordato anche Bertil Cottier, Professore emerito USI e UNIL ed esperto di diritto dei media, dopo aver presentato una sintetica e illuminante disamina della normativa svizzera contro l’odio.
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La rivoluzione digitale ha dato il via a un processo di democratizzazione della comunicazione di massa in cui, teoricamente, ogni singolo individuo ha accesso alle medesime opportunità di raggiungere il resto della comunità digitale con i propri messaggi.
Se, in larga parte, questa potenzialità è stata realizzata con molti progetti virtuosi e movimenti spontanei animati dalla “gente comune”, è innegabile che vi sono state distorsioni nei fondamentali meccanismi alla base di una convivenza civile e fruttuosa nel ciberspazio.
Una delle forme più pericolose per la società e senza dubbio dolorose per chi le vive è quella del discorso d’odio, l’hate speech. Il fenomeno in sé non è nuovo: abbiamo visto come possano essere drammatiche le sue estreme conseguenze nel corso del Novecento. Questo non vuole però dire che siamo di fronte a una perfetta riproduzione di quanto già accaduto in passato. La portata di Internet, in grado di abbattere barriere culturali e geografiche, sovrasta quanto era possibile ottenere con i mass media del secolo scorso. I sistemi utilizzati per attrarre e mantenere l’utenza dei social media, gli algoritmi che decidono quali contenuti presentare e gli interminabili giochi di like, clic di approvazione e affini, creano circoli viziosi che hanno bisogno di sforzi minimi da parte di chi è interessato ad attizzare il fuoco.
Le dinamiche si evolvono, il linguaggio muta e le misure per contrastare questi fenomeni devono inevitabilmente adattarsi a nuovi contesti. Si tratta di uno sforzo che deve coinvolgere tutti, perché tutti siamo esposti al rischio. È per questo che il Möbius dibattito della ventiseiesima edizione del Premio Möbius è stato dedicato a questo tema di estrema importanza, quale compimento di un percorso di riflessione sviluppato nel 2022 con gli incontri del ciclo “Il futuro digitale prossimo e venturo” dedicati a Odio e rete e Insultare in rete.
Venerdì 14 ottobre 2022, ore 16.30
Auditorium USI, Lugano